Natura e cultura in Val Bregaglia 2025

Giovedì 19 giugno, la SeSi (una ventina tra donne e uomini) parte per la Val Bregaglia con 2 pulmini. Lo scopo non è solo quello di un soggiorno ludico, ma di una pratica di pittura terapeutica.            
I Bregagliotti non sono così tetri come fa pensare la loro meteo. A frequentarli, li scopriamo aperti. Ladini e Latini sono la stessa cosa, non per niente. Qui i villaggi fanno pensare ad alcuni del nostro Cantone: Indemini o Contone: per i 3 mesi invernali sono tali e quali: sole assente la gran parte della giornata. Qui è anche peggio perché sopra di loro svettano monti instabili, da brivido.
Anche se soffia una brezza rinfrescante, un pignolo ha vietato di passar da Porlezza. Va bè, al ritorno, forse… Noialtri Elvezi siamo fatti così: permesso o non permesso, preferiamo passar di qua: Giubiasco-Mesolcina- galleria del San Bernardino giù giù fin quasi a Thusis – il Passo della Giulia (un infinito regno di mucche scornate); in cima la Giulia fa da spartiacque: è piano poi in un boff scende con una serie di tourniquet a fiancheggiare in orizzontale un paio di laghi naturali che riempiono il fondovalle. In meno di due ore, tal chi ul Maloja. La strada del colle inganna come la fata Morgana: dapprima fa moina, è collina, dappoi dirupo, precipizio, strapiombo che, se non tengono i freni dei pullmini sui tornanti - apriti cielo! - arriviamo sparati fin davanti alla dogana. A Vicosoprano ci stoppa e saluta il Giotto di qui, Romano, che ci farà da mentore per 36 ore. Dopo un déjeuner sur l’herbe in riva alla Maira, il maestro ci apre le porte della vicina scuola d’arte strutturalistica. In letteratura lo strutturalismo m’è sembrata sempre una panzana; in pittura e scultura (e musica?) suona altra campana. “Cominciamo con le presentazioni? - chiede Romano - No, cominciamo illico et immediate.” Romano è di Vico-soprano, è di famiglia bregagliotta, ed è poliglotta: parla correntemente oltre al tedesco, francese ed inglese anche ladino e latino. È alla mano, modesto, pudico. Ha un nome e un vocabolario ricco che scherza con la rima: -ano, -ico. Buon sangue non mente: Giulio Pippi Romano, noto pittore del primo ‘500, è stato verosimilmente un suo parente lontano.
Da bravi stakanovisti, sotto la sua supervisione, noi approntiamo la base del nostro dipinto, le mura portanti del castello da edificare, le sue cantine, le sue segrete – chiamatela come vorrete - a partite da un totale sfondo bianco e da tante pennellate fini a righe orizzontali e poi tonde. A fine pomeriggio, la sorpresa: poche gocce di inchiostro vengono spruzzate al centro della tela, come le gocce nel naso per il raffreddore. “Attenti a non farne cadere fuori dalla tela – ammonisce Romano - il vostro capolavoro partirebbe male, fatto con i piedi! Domattina alle nove riprenderemo le prove.” Sarà tutto bidimensionale” – dice il foglietto illustrativo - ciò non toglie che nella maggioranza dei casi, ne esce un artropod Mo con chele possenti e lunghe zampine spinose. I denti li sa fare solo Maurizio. Il risultato più notevole è quello di Stefano. Non riuscirà a disfarsi di questa fama inattesa, se non cercando di trasformarlo in una salamandra, mettendoci dei pezzetti gialli sul dorso.
Prima cena all’Albergo Soglina: salita impegnativa per piloti e pullmini. Personale efficiente e gentile. Cena ottima, vino Boldini, che vino! Una stella subito, due vedremo. Dormiamoci sopra. 
Venerdì 20 giugno Colazioniamo alle 8 ca. Torniamo a Vicosoprano. Ci attende una giornata intera di terapia; a dipingere, il tempo passa precipitevolissimevolmente. Romano ci ha prevenuti: “Alle una, a casa mia, vi offro buffet, thè, torte, caffè eccetera. Staremo all’aperto, in una corte vicinissima”. I più decisi, verso le 4 h, dicono che il loro quadro non lo vogliono ritoccare più. L’idea di Romano era proprio questa: “Lasciare finire l’opera, metterla a seccare (40 °C); una volta seccata, laccarla illico e immediate, in modo che ognuno potesse portarsela a casa. Cambiare idea è sintomo di intelligenza e lui, Romano, ne ha da vendere. Per le ultime lunghiragne**, bisognerà aspettare domani: il Pizzo Lunghin della Bregaglia non c’entra. Ritorniamo presto all’albergo. Qui sono sempre efficienti e gentili.           

Sabato 21 giugno “Oggi, il giorno più lungo, il tempo ha deciso di metterci il bastone tra le ruote: la salita alla capanna da l’Albigna è rinviata a domani” - comunica Claudia.
Dopo aver salutato Romano, ci incamminiamo verso il sentiero Giacometti, imboccando la lunga discesa su uno sterrato che da Vicosoprano ci porta fino a Borgonovo. Da non confondere con Borgonuovo che è appena fuori dalla dogana, appena prima di Chiavenna. 
Da lì decidiamo di percorrere un sentiero attraverso boschi e campi, in cerca di un po’ di refrigerio, per arrivare a la Stala Bistro a Coltura, una stalla trasformata con gusto in ristorantino che oltre ad accoglierci per il pranzo ospita alcune opere del maestro Bruno Ritter. Lì ritroviamo chi si era spostato con il pulmino. Dopo una piccola siesta ristoratrice all’ombra dei noci, impavidi ci incamminiamo verso Bondo. Le nuvole che prima erano presenti solo sulle cime, si avvicinano minacciose e il vento ci spinge ad accelerare il passo. A Promontogno si unisce a noi anche il resto del gruppo, spostatosi su quattro ruote.
Promontogno e Bondo sono praticamente separati solo dal fiume che nel 2017 era stato spazzato via dalla spaventosa frana scesa dal pizzo Cengalo. Ora scorre tranquillo nel suo alveo rimesso a nuovo. Una bibita rinfrescante e un gelato e si riparte per un giro veloce del paesino, perché il vento e i tuoni si fanno sempre più minacciosi. Arriviamo alla fermata dell’autopostale dove ci attende il pulmino e il cielo si scatena, uff appena in tempo.
Dopo una giornata di intensa attività fisica ci tuffiamo nelle vasche da bagno del nostro albergo, dalle quali riemergiamo pieni di energia per la serata.
Domenica 22 giugno è il giorno della ardua ascesa alla capanna Albigna (per i validi,) e della passeggiata a Maloja (per i meno atletici). Scorre tutto liscio come l’olio, senza alcun incidente.  
Due parole sul ritorno: fino alla Via Mala tutto va per il meglio. Però un incidente blocca il traffico in discesa per svariati km. Fortunatamente noi saliamo e troviamo libera la strada. L’aria (afosa) di casa e la pausa pipì in contemporanea convincono i validi piloti (stanchissimi) a possare un pochino a San Bernardino. Poi fino a Giubiasco e sui treni sono tutti sereni. C‘è grande soddisfazione per il soggiorno bregagliotto. Un grande plauso agli organizzatori di un soggiorno riuscitissimo.
Giovanni